Valsecchi Elvezio

Servizio presso: Comando Provinciale di Savona

  
AVVA 37° corso 6° comp. 23° plot. - Roma SCA 01/07/63 30/11/63 

  
Le mie memorie 
1° parte - Roma Capannelle
 
Cerco di raccontare, sensazioni ed emozioni, di quei due anni della mia vita dedicati alla Patria. 
 
Il secondo giorno, della presenza alla scuola antincendio delle Capannelle, veniamo radunati in un enorme piazzale, di fronte, su un'enorme trespolo (cosi mi appariva), vi era una persona con un grande microfono, era il Professor Massocco, che, personalmente non dimenticherò fino alla fine dei miei giorni, si intenda, sia nel "bene" che nel "male" (più bene, decisamente).
Dopo il convenevole buon giorno, come un "tuono" ci dice "vedete quelle macchie ai vostri piedi sono il sudore del corso che vi ha preceduto e voi le dovrete far diventare ancora più scure", così incomincia la mia vita da AVVA a Roma.
 
Nei giorni successivi inizia la preparazione sia fisica che teorico-pratica al fine di essere idonei all’ausilio dei corpi Vigili del Fuoco.
 
Devo confessare che non ricordo il motivo, ma la prima libera uscita ci venne concessa dopo circa quaranta giorni, a quel punto, l'obiettivo era raggiungere la fermata del tram che, dalle Capannelle portava in prossimità delle stazione Termini, e poter visitare Roma, stranamente, quel giorno, in quel breve tragitto tra la SCA e l'Appia Nuova, dove era la fermata del tram, trovammo molte "signorine", che forse anche loro andavano alla fermata del tram.
 
L'addestramento proseguiva con soddisfacenti risultati, almeno da parte mia, la sesta compagnia a cui appartenevo, fu designata per il saggio di fine corso, ai salti nel telo a striscia, per mia fortuna fui scelto tra gli ottantanove componenti della mia compagnia, eravamo non più di cinque o sei.
Ricordo come fosse ora la sensazione di mancanza di peso, in quei pochi secondi di volo tra il distacco dal davanzale del quinto piano fino a toccare il telo a metà, circa, della sua lunghezza, tecnicamente in volo, dopo il distacco dal davanzale con una torsione delle braccia e il movimento della testa verso il basso si faceva la capriola fino ad  assumere la posizione a squadra per poi toccare terra a fine telo con gambe a scivolo sul telo e braccia protese in avanti per evitare di venire a contatto col telo stesso.
 
Una curiosità, si rivelò, la turnazione di guardie notturne fatte sul perimetro del centro SCA che tutti dovemmo fare, le spiegazioni fornite dicevano di un’eventuale pericolo, quale obiettivo sensibile, di attentati da parte di estremisti Sud Tirolesi che in provincia di Bolzano facevano saltare tralicci della corrente elettrica ed altro.
 
Tutto si svolgeva secondo la norma, finché, in quel terribile giorno, 09 ottobre 1963, arriva la più tragica delle notizie, la tragedia della diga del Vajont e della conseguente distruzione di Longarone con i duemila morti solo in quel paese, ci viene dato un preallarme, quello di dover partire da Roma e raggiungere la zona del disastro, ma un contrordine ci fa rimanere alla scuole antincendio e terminare il corso con il fine saggio, tanto sudato.
 
Arriva finalmente il giorno della “chiama” alle varie destinazioni, sempre in quel piazzale e da quel trespolo, la voce suona soave, questa volta per molti di noi è un gran giorno, io personalmente sono stato assegnato al 77° corpo provinciale di Savona e la gioia esplode.
 
Ciao Roma, ciao Scuole Centrali Antincendio, ciao Capannelle, è stato un piacere ma ora vado dalla mia Adele, e, a fare il pompiere a casa mia.
 
2° parte -
 
 
 
 
 
 
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allievo a fine corso
 
saggio di fine corso
il mio volo dell'angelo 
 
 

    Alcune rimpatriate AVVA del 37° corso

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 MODENA 2006
 VOLTERRA 2009
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Nino Barotti (con mia moglie)
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   le nostre mogli