Severino Ferrazzin

Servizio presso: Comando Provinciale di Genova

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Mio Zio, Severino Ferrazzin, ha partecipato come Vigile del Fuoco a diversi interventi di soccorso (ne cito solo alcuni: in occasione del disastro del Vajont e durante l'affondamento della turbonave London Valour nel porto di Genova). Per questo è stato insignito dell'onorificenza di Cavaliere della Repubblica il 2 giugno 1977.

E' un uomo coraggioso, buono e schivo, che merita di essere ricordato per tutto quello che ha fatto per gli altri durante la sua attività di Vigile del Fuoco Sommozzatore.

1929 nasce a Ro Ferrarese
1931 il suo primo ricordo è l'incendio della sua casa a Lagundo/Algund, vicino Merano/bei Meran. Questo avvenimento segna certamente la sua scelta di vita.
1950 diventa Vigile del Fuoco
1952 anche grazie a Severino, nasce, su impulso di Luigi Ferraro, grazie a Gino Lo Basso e Duilio Marcante , il Reparto Sommozzatori del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che opera in condizioni estreme
Opera nella prestigiosa Scuola di Genova, quale Istruttore Nazionale - Maestro d'Immersione di II° Grado, con Lo Basso, Chimenti, Guglielmo, Lanzuise e Morigi
1955 si sposa con Giannina Springhetti a Cavareno
1957 si trasferisce definitivamente a Genova con la sua famiglia
1952 - 1985 partecipa a svariati interventi di soccorso (alcuni tra tutti il salvataggio ai naufraghi della turbonave London Valour - l'organizzazione e gli interventi di soccorso durante il disastro del Vajont in Friuli ed a Genova, durante la disastrosa alluvione del 1970), conseguendo svariati riconoscimenti pubblici a livello nazionale
1985 va, con giusto merito, in congedo
2005 si trasferisce a Merano/Meran, dove tuttora vive con l'amata consorte Giannina, con cui ha festeggiato nel 2015 le Nozze di Diamante

pagina FB https://www.facebook.com/Severino.Ferrazzin

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Recupero tre corpi in pozzo artesiano 5/10/1952

Recupero autotreno a Trento 1954

Recupero corpo Lago Caldaro 1955

Salvataggio due persone Bolzano 1955

Recupero corpo intervento con elicottero Libellula 7/8/1960 Genova

Intervento su cassoni Genova 1961

Intervento tra Passo Nuovo e Ponte Assereto salvataggio marinaio svenuto Genova 18/8/1961

Ricerca estrema in pozzo artesiano in solitario 22/3/1962 Genova

Recupero salma Drafaga all'Alberaccio tra Santa Croce e San Romano 28/11/1964

Recupero corpo Lavagna 7/8/1967

Interventi soccorso Alluvione Genova 1970

Interventi soccorso naufragio motonave London Valour 1970 Genova

Recupero corpo bambino annegato Lagaccio Genova 1971

Recupero corpo ragazzina rapita ed affondata Genova maggio 1972

Intrventi soccorso tragico scontro tra un traghetto ed il rimorchiatore Libano - Genova 12/12/1972

Recupero corpo spiaggia San Giuliano Genova luglio 1973

Recupero elicottero e corpi elicotteristi Genova Pegli 14/8/1977

Recupero corpi da aereo turismo caduto a Cogoleto luglio 1978

Recupero corpi aereo turismo caduto Genova Punta Vagno 1979

Soccorso Genova Vesima 21/5/1979

Recupero due corpi Genova Prà dicembre 1981

 

 

 

 

L'OPERA DEL CORPO NAZIONALE VIGILI DEL FUOCO NELLA ZONA DEL VAJONT LONGARONE

9 ottobre - 23 dicembre 1963 Numero speciale della Rivista Mensile

ANTINCENDIO E PROTEZIONE CIVILE - R O M A

Numero speciale della Rivista Mensile ANTINCENDIO E PROTEZIONE

CIVILE - R O M A

Edizione speciale ampliata del n. 59 - novembre 1963 di

ANTINCENDIO E PROTEZIONE CIVILE - Rivista mensile edita sotto gli

auspici del Ministero dell'Interno, Direzione Generale Servizi Antincendi

- Organo del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco - Direttore: dott. Ing. Fortunato Cini - Condirettore: dottore Andrea Pais, responsabile - Data di stampa: giugno 1964 - Tipografia S T I, via Casilina 767 - Roma.

 

 

I SOMMOZZATORI AL BACINO DI BUSCHE

Relazione dell'Ispettore Superiore

dott. Ing. Gino Lo Basso

La squadra sommozzatori di Genova, agli ordini dello scrivente, giungeva a Feltre verso le ore 14 del giorno 26 ottobre.

Essa era composta dal personale seguente: Brig. Marengo Mario, Vig. Sc. Sommozzatore Benzini Ermenegildo, Vig. Sc. somm. Ferrazzin Severino, Vig. Sc. somm. Bruno Mario, Vigile somm. Morando Angelo, Vig. Sc. somm. Piccioni Giulio, Vig. Sc. Molinari Michele e Vigile Bortolus Enrico. A Feltre trovavasi già la squadra di Vicenza, forte di otto unità, agli ordini del Brig. Bernardi Alfio e la locale squadra del distaccamento di Feltre agli ordini del Brig. Martagon Attilio.

Il compito delle squadre di questo Settore era:

1)    ricerca e recupero delle eventuali salme e fusti di cianuro nella zona del bacino di Busche, bacino di superficie di circa 50.000 mq., dovuto alla presenza di un ponte-diga lungo circa m. 200. La profondità dell'acqua variava da m. 2 a m. 11 circa;

2)    intervento subacqueo nelle zone sinistrate dovunque si riteneva opportuno e possibile;

3)    completamento delle ricerche eseguite dalle squadre che ci hanno preceduto nel Settore di Feltre.

Organizzati i servizi logistici («cucina, spesa, locali etc.»), si disponeva che la squadra del distaccamento locale rinfolzata di due uamini della squadra di Vicenza restasse in permanenza in sede per i normali servizi di istituto. La squadra di Vicenza e quella di Genova dovevano assolvere i compiti prima descritti. Nel pomeriggio del 26 ottobre, ricevuto le consegne, lo scrivente, accompagnato dal 1° Ispettore Ing. Ravajoli, si recava alla Diga di Busche e si faceva descrivere le operazioni fino allora eseguite. Congedato quindi l'ing. Ravajoli, affinché per tempo potesse rientrare a Genova, mi intrattenevo col personale addetto alla Diga per assumere tutte le informazioni necessarie circa i particolari costruttivi delle chiuse, delle griglie di presa, dei muri di protezione e di convogliamento dell'acqua, etc. Ciò per poter prevedere e valutare i risucchi a cui il sommozzatore in immersione poteva essere sottoposto e per predisporne quindi le necessarie misure di sicurezza.

27 ottobre

La mattina del 27 ottobre mi recavo alla Diga con la squadra di Genova e con quella di Vicenza per iniziare le operazioni. Alle ore 9.30 circa tutti i sommozzatori erano pronti per

l'immersione. Il resto del personale a disposizione era addetto ai mezzi di appoggio,

costituiti da una barca e da un battello pneumatico. La prima immersione eseguita dal sottoscritto accompagnato dal Vig. Sc. Enzo Benzini, aveva lo scopo di esplorare le opere della parte destra della Diga, di valutare il risucchio dovuto alla presenza della griglia di presa, di constatare la natura del fondo e la visibilità esistente, unitamente a tutti gli altri elementi necessari per poter delimitare il campo di ricerca e scegliere il sistema più redditizio per eseguire le operazioni. La immersione di prova e di accertamento durò 35' circa. Si poté constatare che:

a) il risucchio dovuto alla griglia era notevolissimo e difficilmente vincibile dal sommozzatore a mezz'acqua e privo di appigli;

b) il fondo era variabile e si alternavano zone di ghiaia con zone di melma e il medesimo era disseminato di ostacoli vari (radici di piante, ferri, grossi massi di pietra, ecc);

c) la visibilità nelle zone ghiaiose era di metri 1/1,50 e nelle zone melmose al massimo metri 0,50 prima del passaggio della zone e nulla dopo il passaggio;

d) le opere di protezione e muri di convogliamento erano rispondenti alle descrizioni avute il giorno prima;

e) l'acqua era molto fredda, il che doveva limitare la durata delle singole immersioni.

In base a quanto osservato fu delimitato, mediante boette, il campo di ricerca di circa 10.000 mq. di superficie sul lato destro del bacino e si decise di adottare il sistema di ricerche per corsie mediante una fune guida che veniva spostata ad ogni passaggio dei sommozzatori. Quindi i sommozzatori si alternavano in immersioni di circa 45' circa. Le immersioni di ricerca continuavano fino alle ore 14.30, dopodiché tutti i sommozzatori, esaurite le proprie riserve di calorie, sospesero le immersioni. In totale sono state eseguite 8 ore di immersione.

28 ottobre

 

La squadra sommozzatori di Genova continuava la ricerca subacquea sistematica dal lato sinistro della Diga verso monte alternando i sommozzatori in immersione ogni 45'. Furono esplorati 10.000 mq. circa di fondo per un totale di ore 7,30 di immersione.

Contemporaneamente la squadra di Vicenza agli ordini del Brig. Bernardi eseguiva la ricerca a terra nei cespugli e nelle pozzanghere nella zona a circa un Km. a monte della diga in cui si vedevano chiaramente i segni del passaggio della corrente.

29 ottobre

La squadra di Vicenza continuava il lavoro intrapreso il giorno precedente, eseguendo le ricerche sul lato destro del fiume e sugli isolotti centrali. La squadra sommozzatori completava l'esplorazione subacquea nella parte centrale del bacino. In questa zona, a causa del fondo ghiaioso, la visibilità era notevolmente migliorata e quindi la ricerca fu molto più spedita. Inoltre nella zona più a monte l'acqua era bassissima e larghi tratti potevano essere controllati dalle imbarcazioni. Si passava quindi all'esplorazione delle zone

profonde a valle della Diga e a valle del vecchio ponte (profondità fino a 8 metri).

In questa zona furono trovati molti ostacoli subacquei (vecchi muri trasversali, grovigli di ferro, strutture in cemento armato con ferri sporgenti) che avrebbero potuto favorire il fermarsi delle salme. Furono totalizzate circa 8 ore di immersione ed esplorate in totale 20.000 mq. di fondo. Il lavoro durò dalle ore 8 alle ore 14.30. Con questo potevano considerarsi chiuse le ricerche subacquee nel fondo del Bacino di Busche e concludere quindi che nel bacino medesimo non esistevano né salme né fusti di cianuro. L'unica incertezza che

restava era che sotto gli strati di melma che ricoprivano vaste zone di fondo poteva esserci qualche cosa. Comunque per questa incertezza dal punto di vista subacqueo non era possibile far nulla.

30 ottobre

La squadra sommozzatori eseguiva un sopralluogo nella zona di Longarone e sulla Diga del Vajont. Nella zona di Longarone esisteva uno specchio d'acqua che era solo una pozzanghera melmosa in cui non era possibile impiegare utilmente il sommozzatore. Lo specchio d'acqua rimasto verso la Diga del Vajont non era praticamente accessibile e se anche lo fosse stato non sarebbe stato opportuno impiegare i sommozzatori a causa del continuo franare del terreno circostante, terreno che certamente avrà già sepolto le salme che trovavansi sul fondo.

31 ottobre

La squadra sommozzatori eseguiva un sopraluogo a Sovérzene. Neppure in questa zona c'era la possibilità di impiegare utilmente i sommozzatori. Al ritorno la squadra si fermava nella zona a qualche km. a nord di Busche, dove esplorava visivamente alcuni isolotti e specchi di acqua ferma.

1 novembre

Essendo rimasta qualche incertezza circa la possibilità che sotto gli strati di melma nel bacino delle Busche e specialmente in certi punti della zona bassa potessero esserci delle salme, venne chiesto alla Società Elettrica interessata di effettuare lo svuotamento del bacino, il che fu concesso. Si convenne che l'apertura delle chiuse avrebbe avuto inizio alle ore 8 del giorno 1 novembre. Per la circostanza lo scrivente chiese i rinforzi al personale del settore di Feltre e gli venne inviata una squadra di Venezia agli ordini del V. Brigadiere Viani. Quindi, tutto il personale a disposizione (squadre cli Genova, Vicenza, Venezia e Verona), in totale 130 uomini, venne scaglionato sulle due sponde a valle della Diga, fornito di mezzi necessari (ramponi, corde, etc.) per fermare le eventuali salme trasportate dalla corrente.

Illustravo personalmente ai tecnici della Società Elettrica e all'Ingegnere del Genio Civile presenti lo scopo dell'operazione, indicando ai medesimi le zone a monte maggiormente melmose e chiedendo loro di realizzare l'apertura delle chiuse in modo da creare in dette zone correnti più forti possibili che certamente avrebbero rimosso e trasportato a valle la maggior parte della melma. Infatti l'operazione venne eseguita in tal senso con esito più che

soddisfacente. Quando il bacino era vuoto e nel greto scorreva soltanto la portata normale del fiume, il personale scaglionato lungo le sponde risaliva lentamente la corrente eseguendo un rastrellamento completo. Quindi il personale veniva fatto passare a monte della diga, dove eseguiva un controllo scrupoloso della zona. Terminato questo lavoro estremamente faticoso, che è durato alcune ore e sempre sotto una pioggia torrenziale, provvedevo a far richiudere le chiuse della diga ed inviavo di nuovo tutto il personale a valle

affinché, in assenza completa della corrente e con un livello bassissimo, controllasse ancora tutta la zona. Le fosse esistenti venivano ancora scandagliate e fatte controllare da sommozzatori. Alle ore 15 circa il lavoro iniziato alle ore 8 era completamente terminato.

Nel bacino delle Busche non c'era proprio più nulla da fare e quindi il personale restava a riposo in attesa dell'ordine di rientro nelle proprie sedi. A conclusione di questa relazione ritengo doveroso segnalare e mettere in evidenza:

1) la perfetta organizzazione logistica del settore di Feltre, disposta dall'Ispettorato della III Zona e realizzata dal Comando Provinciale di Belluno;

2) la piena ed incondizionata collaborazione di tutti i nuclei VV.F. con cui ho avuto da fare;

3) lo spirito di abnegazione e di disciplina con cui tutto il personale dipendente si è prodigato nello assolvere nel migliore dei modi il compito assegnatogli;

4) una menzione speciale meritano i sommozzatori i quali agendo in condizioni proibitive e particolarmente rischiose, sopportando stoicamente il freddo oltre i limiti umanamente possibili, hanno dimostrato ancora una volta di possedere una preparazione tecnica perfetta, un entusiasmo ed un controllo assolutamente fuori dell'ordinario.